A piccoli grandi passi, i ragazzi di IA cominciano a scrivere testi strutturati, partendo dalle proprie storie e imparando a leggere in modo più approfondito.
Fin dall’inzio dell’anno, abbiamo incentrato tutta la lettura e la scrittura sul racconto delle emozioni e proseguiamo ancora, attraversando in questo modo i diversi generi narrativi (percorso “Narrare le emozioni”).
In particolare, negli ultimi giorni, ci siamo concentrati su due testi:
- “Un allenatore Killer”, tratto da Banana Football Club, di R. Perrone
- “Con l’anima inaccessibile ad ogni paura”, tratto da La tigre di Mompracem di Salgari.
Entrambi i testi presentano la paura, ma in due modi completamente diversi:
-nel primo brano, abbiamo una descrizione in situazione di una persona arrogante: la sua arroganza e spavalderia, che incute timore tra i ragazzi della squadra: azioni, atteggiamenti, lessico, espressioni del volto, tono di voce fanno capire la sua aggressività;
-nel secondo brano, la paura è resa attraverso una descrizione statica di un uomo coraggioso, forte nell’aspetto fisico, sicuro di sé.
Con i ragazzi abbiamo analizzato i testi, capoverso per capoverso, elaborato schemi descrittivi e poi hanno proceduto alla stesura di loro testi personali, creando dei nuovi personaggi.
Eccone due.
Testo su arroganza/paura, attraverso descrizione in movimento, a cura di T.T.:
Antonio andava tutti i giorni a scuola volentieri e contento, fino a quando successe qualcosa: il prof. di matematica venne sostituito.
Quella mattina a varcare la soglia della porta non fu il solito prof. di matematica, ma un omone alto, con lo sguardo imbronciato e con un’aria sospetta.
Appena entrò, sbattè la porta con grande forza e trascinò la sedia facendola urtare contro la cattedra. Non si presentò neanche, ma l’unica cosa che disse con un tono di voce duro fu:
<<Sarò con voi fine alla fine di quest’anno! Esigo silenzio e rispetto!>>.
Si avvicinò al banco di Antonio e con un gesto fulmineo gli strappò il libro di mano, dicendo:
<<Apritelo tutti a pagina 40 e iniziamo a fare gli esercizi!>>.
Poi con la mano indicò Matteo e gli disse:
<<Tu, cucciolo della mammina, vieni alla lavagna e fai l’esercizio numero 1!>>.
Gli alunni tutti sorpresi e spaventati capirono subito che non sarebbe stato nulla come prima.
Matteo si alzò in piede tutto tremante, si avvicinò alla lavagna e il prof. gli mise il gessetto tra le mani con tanta foga da romperlo a metà. Per lo spavento Matteo sbagliò il primo esercizio e il prof. a questo punto diede un pugno sulla cattedra.
Nella classe scese il silenzio più totale e Antonio per aiutare il suo amico si alzò e andò alla lavagna. Il prof. allora si alzò di scatto dalla sedia e a brutto muso, viso a viso, disse:
<<Piccolino, qualcuno ti ha autorizzato ad alzarti? Pensi di essere più bravo del tuo compagno? Sei un incapace! Anzi, siete tutti degli incapaci!>>.
Testo sul coraggio/forza attraverso descrizione statica, a cura di R. M.
La vita di Cur
Un uomo di nome Cur, scattante come un leopardo, viveva nella jungla. Era coraggioso come un leone e aveva una corporatura robusta. La sua faccia era abbronzata e aveva una barba molto folta e nera. Capelli lisci e scuri, su spalle alte e piazzate.
Appena vedeva un leone in cerca di prede, con ira funesta lo attaccava.
Occhi grandi e fuliginosi, dolci quando si sedeva su un tronco d’albero a pensare alle sue nuove avventure e intrepidi quando doveva affrontare nuovi pericoli. Non era tanto alto, ma agile come una scimmia: saltellava da un ramo all’altro. La cosa più curiosa era che non gli mancava per niente la città dove era vissuto fino a 35 anni. Cur infatti amava la solitudine e stare a stretto contatto con la natura, nonostante i pericoli fossero sempre in agguato. Ogni tanto aveva nostalgia della sua famiglia, ma aveva scelto di vivere in quello stato selvatico per ripulire la sua anima.
Cur non era una persona cattiva, ma aveva solo bisogno di passare un periodo di solitudine, lontano dagli affetti familiari e dal caos della città per ritrovare sé stesso.
Abbiamo poi alzato il tiro e tentato di rappresentare i nostri personaggi, la nostra paura, in un altro modo, usando la terza persona, lo “Show, don’t tell”, il discorso diretto e quello indiretto. Un compito sicuramente impegnativo. Qui il testo sottoposto ai ragazzi e analizzato passo passo (LINK)
Ecco un testo dei ragazzi:
Testo su paura, in terza persona, attraverso lo Show don’t tell, discorso diretto e pensieri indiretti, a cura di G.G:
Non voleva affatto andare a danza, già sapeva quello che avrebbe dovuto sopportare: quell’insipida della sua ex amica che la fissava, lei che non poteva parlare e al sua amica che le faceva facce strane. Già sapeva che non avrebbe tutta l’ora così. Tutta la notte aveva pensato: ci vado o no? Cerco di sopportare o no? Non sapeva che fare.
La mattina seguente, vagabonda con la faccia a terra, decise di andarci.
<<Mi raccomando, gli esercizi vanno svolti bene. Tutti concentrati su ciò che fate!>>.
Era semplice per lei che non aveva nessun problema.
<<Ok, va bene ci proviamo!>> risposero in coro.
Lei cercava di non fissare nessuno, con le gambe sulla sbarra, le mani sudate e il viso dell’antipatica rivolto verso di lei. Era insopportabile.
Non sapeva stare ferma, gli occhi guardavano di qua e di là, come una palla che rimbalza e non si ferma mai.
<<Resistete ancora un po’!>>.
Poteva solo eseguire gli esercizi, per il resto non si poteva muovere. Sembrava un carillon: una ballerina immobilizzata su quella sbarra, lunga, fatta di legno e con davanti la sua ex amica.
Che gelato prendo dopo? Cioccolato o pistacchio? Fragola o panna? Cercava di pensare a qualcos’altro e di non pensare a chi aveva davanti.
<< Abbiamo quasi finito, ma ora ci saranno esercizi più pesanti!>>.
Perché dire che abbiamo quasi finito ma ci saranno esercizi più pesanti?
<<Ok>> risposero di nuovo tutti con le gambe doloranti e lo stomaco che avvertiva la fame.
Ora il pensiero si spostava a quando si sarebbe dovuta cambiare nei camerini. Come avrebbe fatto? Gli avrebbe parlato o no? Avrebbero litigato o si sarebbero scatenate? Non lo sapeva, ma, intanto, sbuffava. Aveva gli occhi dispersi e le gambe tremanti.
Alla prossima!
La prof.
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