Memoria e Futuro: Interviste a Giuseppina Troiani, a cura di Yuri e Thomas Troiani

Quando c’era la guerra, Giuseppina aveva 10 anni. Scappava, sfollata in campagna, insieme alla sua famiglia, portando dietro il necessario. E in campagna, Giuseppina ricorda quando le riferivano dei bombardamenti, dell’episodio di Piazza Roma, che era stato colpito il palazzo dove oggi c’è la frutteria.

Anche Giuseppina ricorda l’episodio del “Palazzo Coni”, del rastrellamento dei sanvitesi. Giuseppina, però, non ricorda perché, grazie a Dio, il palazzo non fu fatto saltare in aria, ma ricorda che poi i sanvitesi tornarono ad essere liberi.

Ci racconta poi le parate fasciste di sabato, lungo il borgo ,e la consegna dell’oro e del rame alla “rocchetta” per la patria: “la gente, pe paura, portea na callara e rame“. E ricorda anche la tessera fascista: in base al numero delle persone, si aveva diritto solo un quantitativo preciso di cibo e di derrate alimentari.

Quanto alla vita quotidiana, Giuseppina racconta la difficoltà della vita: non c’era tanto cibo, c’era tanta fame, l’igiene personale era davvero molto ridotta (“Chi s’arizzea prima se vestea“), i giochi erano molto semplici, come i ciotolo (la trottola). Commovente la parte in cui dice che non ha potuto frequentare la scuola…”semo tutti analfabeti, eo aglio fatto fino alla terza elementare…e chi c’è itu più alla scòla, colla guera?“.

Grazie Nonna Giuseppina! ❤

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Memoria e Futuro: Intervista a Luciano Mercuri, di Cecilia Schiavella, Valerio Denni, Cristiano Mastrantonio

E’ un fiume in piena, Luciano Mercuri, un nonno da ascoltare! Poche domande e lui ci porta a quegli anni lontani con dovizia di particolari.

Molti sono gli episodi che Nonno Luciano racconta, soprattutto della ritirata dei tedeschi per l’arrivo degli americani. Racconta ad esempio che l’autocolonna tedesca procedeva, lungo la strada che porta a Bellegra, con i fari bassi, rivolti a terra, per non essere intercettati dalla aviazione americana.  Nonno Luciano lo ricorda bene, era sfollato in quelle zone, e c’era anche suo padre, in licenza premio. Durante la ritirata, due autoblindi tedeschi erano andati fuori strada (nella zona oggi detta “dello scarico”): un tedesco era andato a cercare aiuto o anche a chiedere un po’ di vino e di conforto ai sanvitesi sfollati in quelle zone. Fu così che si incontrò con la famiglia di Luciano.  Qui il racconto si fa commovente. Il papà di Luciano, dopo essere scampato alla guerra ed aver ottenuto la licenza premi, avrebbe voluto attaccare il tedesco, pur di proteggere la famiglia, ma sua moglie, la mamma di Luciano, lo convise a desistere. “Lascia sta, so sempre figli nostri“…Grande lezione di umanità ❤

Nonno Luciano ricorda anche lui l’episodio del rastrellamento e del “palazzo Coni”, ma nei suoi ricordi il palazzo non sarebbe esploso perché qualcuno avrebbe staccato i fili delle mine e, per questo, la deflagrazione non avvenne. Nonno Luciano coglie l’occasione di raccontare l’episodio parallelo e ben più famoso delle Fosse Ardeatine, raccontando tanto la dinamica quanto l’efferratezza degli eventi, ma ancor di più sottolinenando più e più volte “regazzì la guerra è brutta brutta brutta, studiatela, ma non la tenete da fa“. E lo ripete ancora quando racconta l’episodio della mina esplosa all’Hotel ai Pini, che fece morire quasi tutti i bambini presenti a giocare e a raccogliere i pinoli…”tutte le madri cerchènno i figli…”. Ricorda poi che, durante la ritirata, molti tedeschi avevano lasciato molte mine per terra, con penne o pallette attaccate sopra: lo scopo era colpire i bambini! I genitori di allora dicevano ai loro figli “non raccogliete le penne e le pallette pe tera!…La guerra è brutta brutta brutta!

Poi Nonno Luciano racconta la semplicità della vita di tutti i giorni, il gioco dei bottoni o le sassate, il vaso da notte…e sempre col sorriso!

Grazie Nonno Luciano ❤

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Memoria e Futuro: Intervista ad Angelo Denni, di Giorgia Denni, Clara Martinoli, Penelope Tolomei

Dopo la pausa forzata del Covid, siamo ripartiti finalmente con la raccolta di testimonianze, documenti, storie dei nostri nonni, i nostri libri più cari.

Giorgia, Clara e Penelope hanno intervistato Angelo Denni che, sempre con il sorriso, ci ha parlato di alcuni episodi particolari della storia sanvitese. Dopo aver tratteggiato la vita quotidiana in paese nel periodo delle guerre (si stava sfollati in campagna, si mangiava poco e niente, sentivamo i bombardamenti in lontananza), nonno Angelo ci racconta un po’ della campagna di Russia vissuta da suo padre. Ne ricorda il gran freddo, l’inadeguatezza delle scarpe e delle divise e soprattutto il rientro a piedi nella loro patria. Ricorda che suo padre è stato assente per tre anni e che la mancanza del padre era, a quei tempi, un fatto piuttosto comune.

Nonno Angelo torna poi sull’episodio del rastrellamento fatto dei tedeschi a San Vito, dopo l’8 settembre 1943, ricordando come alcuni sanvitesi, rastrellati a seguito della morte di tre tedeschi, fossero stati portati sotto il “palazzo Coni” (dove oggi è il Conad) e come il palazzo fosse stato minato, al fine di uccidere i prigionieri e contemporaneamente far saltare in aria il palazzo, nascondendo i corpi. Questo episodio, molto noto, ha una risoluzione di volta in volta diversa nei vari racconti degli anziani. Nonno Angelo parla di un sanvitese che avrebbe corrotto il tedesco incaricato di accendere la miccia e, di fatto, abbia salvato la vita ai suoi compaesani.

Ricorda poi anche un episodio che sarebbe accaduto all’altezza della “biscia”, tra San Vito e Genazzano, dove i tedeschi avevano disposto una mitragliatrice e dove una donna sanvitese sarebbe stata coinvolta in una esplosione.

Subito dopo la guerra, il nostro paese era ancora pieno di bombe inesplose, continua Angelo. In particolare la zona dell’Hotel ai Pini, dove un gruppo di ragazzi stava giocando e sarebbe restato vittima dell’esplosione di una mina. Uno solo si sarebbe salvato.

Ringraziamo infinitamente nonno Angelo!!! ❤

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IA: Incontri in libreria: Incontro con Lama Volante, da “La più grande” di Davide Morosinotto

Ieri, presso la nostra libreria “fino all’ultima riga”, abbiamo accolto…Lama Volante, la piratessa uscita fuori dal libro “La più grande” di Davide Morosinotto!

Vittoria ha vestito i panni della piratessa, Valerio è stato il libraio, Cristiano il lettore, Yuri il curatore della locandina.

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Con tanto di vestito giapponese, veliero e sciabola, Lama Volante è attraccata alla nostra libreria, raccontandoci quanto i suoi primi anni dell’infanzia siano stati difficili.

Orfana di entrambi i genitori,  la ragazza, che in realtà si chiama Shi Yu, ha vissuto in una locanda, il cui proprietario non le ha risparmiato né fatica né umiliazioni. Unico barlume in questa situazione, l’amicizia con un suo amico e suo nonno, da cui ha appreso il fascino delle arti marziali (lettura):

Shi Yu ne resta rapita e, segretamente, segue costantemente gli allenamenti, fin quando purtroppo nonno e amico scompaiono dalla scena. Tutto riprende come al solito, alla locanda, finché Shi Yu non viene rapita da alcuni pirati. E’ impaurita e sola, ma non ha altre alternative che tener duro e resistere il più possibile e tentare di entrare nella ciurma come una di loro. E’ in questa situazione che Shi Yu si scopre una ragazza forte, intrepida e coraggiosa, che non ha paura di nulla, al punto tale che si meriterà il nome di Lama Volante e addirittura una nave tutta sua, completa di equipaggio. La sua vita è rinata, in modo del tutto inaspettato, ed ora tutti la chiamano “La più grande”.


Ecco una sintesi delle domande poste dal libraio e dal pubblico, che ha seguito con grande attenzione:

Da dove viene il titolo del romanzo?
Viene dal modo con cui mi chiamavano i pirati. Dovete sapere che la mia è una storia vera, lo scrittore non ha inventato nulla, io sono esistita davvero.

Come era la tua vita nella locanda?

Difficile, il locandiere era un uomo violento. Non ero affatto felice, ma non avevo possibilità, non avevo genitori.

-Cosa hai provato quando non hai più visto il tuo amico e suo nonno?

Ho pianto tanto, mi sono sentita di nuovo sola. Soprattutto, ho sofferto la mancanza del nonno, che era il mio maestro di arti marziali, quello che mi stava dando un riscatto. Il mio amico, invece, è stato adottato e, se da un lato sono stata felice per lui, dall’altro ho sofferto perché non l’ho più rivisto.

-Come è cambiato il tuo rapporto coi pirati?
Inizialmente ne avevo paura. Quando però ho superato la prova di iniziazione e sono stata accolta nella ciurma, non solo sono stata accolta, ma ho guadagnato la loro stima e ammirazione. Finalmente non ero più la ragazza di servizio di una locanda, ma una ragazza forte, addirittura da temere. Posso dire di essere cresciuta con loro. Sono come una seconda famiglia.

-Perché oggi preferisci farti chiamare Lama Volante e non Shi Yu?

Shi Yu è un nome che mi rimanda a tante cose negative: la perdita dei miei genitori, la locanda, la solitudine. Lama Volante è un nome che invece mi ricorda quanto sono forte. 

-Sei contenta che Shi Yu sia diventata Lama Volante?

Sì, molto. La vita, e lo scrittore, hanno compensato le mie mancanze, mi hanno dato affetto ed una famiglia.

-Ti piace la tua vita da piratessa?

Sì, mi sento libera, non più costretta, potente. Amo il mare, navigare…e anche combattere. E’ vero, faccio anche lotte sanguinose, ma il mondo della pirareria mi affascina. Mai e poi mai avrei pensato di diventare una piratessa.

-Puoi quindi dire che l’incontro con il nonno del tuo amico ti ha cambiato la vita?

Sì, in un momento difficile della mia vita, quel nonno ha dato, senza saperlo, una svolta alla mia vita. Chi poteva sapere che avrei guidato una nave pirata nella mia vita? Le prove della vita mi hanno permesso di fare cose inaspettate. Senza il mio amico e suo nonno non avrei mai cambiato vita.

-Cosa cambieresti della tua vita? Cosa faresti cambiare allo scrittore?

Nulla, oggi sono soddisfatta così. Ho un marito e dei figli pirati.

Sei pienamente soddisfatta?

Sono soddisfatta, sì, ma non del tutto a dire il vero…ho perso mia figlia in una lotta…una lotta che le avevo assegnato io…Non vi nascondo che ho un grande rimorso per questo…

-Se Lama Volante potesse parlare con Shi Yu, cosa le direbbe?

Di dare una bella lezione al locandiere!

Se potessi parlare alla nave e alla sciabola, cosa gli diresti?

Ringrazierei la nave per tutte le avventure che mi ha dato, per la libertà.  Con la sciabola, invece, ho un rapporto do odio e amore…mi ricorda un momento difficile della mia vita. Ora ho 46 anni ragazzi, direi che è ora di smettere di navigare…

GRAZIE RAGAZZI!!! BRAVISSIMIII!

La prof


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IA: Incontri in libreria: incontro con Raina, di “Smile”, di Raina Telgermeier

Oggi…ha aperto la nostra libreria di IA…ed è stata una gran gioia!

Ieri i ragazzi hanno deciso il nome ed hanno battezzato la classe “fino all’ultima riga”: ecco quindi il nostro nome!

Oggi abbiamo quindi inaugurato “Fino all’ultima riga” con il primo incontro!

E’ venuta a trovarci Raina (Cecilia), direttamente dalle pagine di “Smile” di Raina Tegelmeier.

Ad accoglierla in libreria Giorgia e i due lettori Paolo e Vittoria.


La libraia ha dato il benvenuto alla nostra Raina, che è stata felicissima, come ci ha detto, di sgranchirsi un po’ le gambe fuori dal libro per qualche ora 😀

Raina ha cominciato presentandosi e raccontando la sua storia…a partire da quella caduta che le è costata la perdita dei due incisivi.

Un momento molto delicato, che Raina ci ha raccontato attraverso la scena scritta per lei dall’autrice, sulla poltrona del dentista e letta dai due ragazzi responsabili del reading:

Fino ad allora la sua vita scorreva tranquilla, ma questo evento la scuote non poco. Cambia il suo aspetto fisico, cambia la sua autostima, il rapporto coi ragazzi, il rapporto con le sue amiche del cuore. Raina ci racconta come tutto sia stato messo in discussione, fin nelle piccole cose: sorridere ad un ragazzo, andare al ballo dell’ultimo anno…tutto diventa difficile. “Mi vergognavo, sorridevo senza aprire troppo la bocca, senza mostrare i denti provvisori”, ci racconta. In particolare il rapporto con due ragazzi, sebbene in modo diverso, viene incrinato dalla sua insicurezza. Ma il peggio deve ancora avvenire: alla soglia del liceo, uno scherzo traumatico ed umiliante la spinge, e la costringe, a buttare fuori tutto il suo malessere, a gridare alle amiche e agli amici che è stanca di sentirsi diversa, presa in giro, umiliata!

Raina fa leggere il passo di questo scherzo orrendo che subisce:

Gli ho detto che dovevano rispettarmi! Alle mie amiche, che davanti mi sorridevano e dietro mi prendevano in giro, ho detto che erano delle false e che potevano anche andarsene, se volevano“. Raina grida il suo dolore, arriva a non poterlo trattenere più, ad avere la necessità di gettarlo fuori, in uno sbotto liberatorio. In modo da poter continuare a vivere, nella libertà e nella verità.

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Moltissime sono state le domande del pubblico, che sono andate ben oltre la trama, ben dentro la storia:

Cosa hai provato quando hai dovuto portare l’apparecchio?

Avevo paura che mi prendessero in giro, che mi escludessero, che le mie amiche mi lasciassero.

-Cosa hai provato quando sei stata umiliata dalle tue amiche?

Ho sofferto molto, mi sono sentita piccola, non riuscivo a parlare. Ho pensato: “Che vergogna, mi stanno guardando tutti!”. 

-I tuoi professori dell’epoca non ti hanno aiutato?

Sì, per fortuna, mi hanno chiesto come mi sentissi dopo la caduta. Però io continuavo a stare male lo stesso. Il problema era il mio rapporto coi compagni?

-Chi ti è stato più vicino?

Mia madre e mia sorella. Ma ho sentito la solitudine…avrei voluto che tante altre persone mi stessero vicino…

-La storia dell’apparecchio ti ha fatto male. Però forse ti ha aiutato a capire qualcosa delle tue amiche. Che ne pensi?

Sì, è vero. Fino alla caduta, dicevano che mi volevano bene e mi sembrava andassimo d’accordo. Poi, dopo la caduta, mi sono resa conto che mi prendevano in giro e quella che chiamavo amicizia non lo era affatto. 

-Ti senti ancora con loro?

No, non ci siamo sentite più. Ho capito che non ho bisogno di quel tipo di amiche. Ora ho gli amici del liceo e con loro sono libera, sono me stessa. 

-Cosa hai capito di te e dell’amicizia da questa tua storia?

Ho capito che l’amicizia, quella vera, va oltre le nostre difficoltà o mancanze. Che gli amici veri ti sostengono proprio quando sei più fragile. Se ti abbandonano, non era una vera amicizia, ma solo un farsi compagnia. L’amicizia si basa sul rispetto e non prevede alcuna forma di umiliazione.

-Ti senti più con i due ragazzi?

No, mi piacevano, ma anche con loro, per ragioni diverse, non mi sento più. Ora sono serena e…sto cercando un fidanzato.

-Sei contenta di come l’autrice ha raccontato la tua storia?

Sì sono felice che mi abbia scritto così. Abbiamo anche lo stesso nome e, forse, attraverso di me, ha raccontato la sua storia. Chissà.

-Come è oggi il tuo rapporto con l’apparecchio?

L’ho accettato, ora è un mio amico. I denti non sono più lunghi e non si vedono più tanto. Però ho imparato ad accettarlo. In fondo, mi ha fatto anche del bene.

-Quali sono le caratteristiche di un buon amico per te?

Deve essere sincero, tenere per sé le confidenze, non allontanarsi troppo, ascoltare quando si è in difficoltà.

-Perché hai aspettato così tanto a sbottare?
Se tornassi indietro non lo farei, direi a tutti subito quanto sto male. Ecco, vi dico questo, ragazzi. Parlate, parlate, parlate del vostro malessere, non aspettate di non poterne più.

A questo punto Raina ha posto delle domande al pubblico:

-E voi? Non avete mai vissuto una situazione simile?

E’ stato un bel momento. Un paio di ragazzi hanno confessato di essersi trovati anche loro in una situazione simile e di aver aspettato troppo ad esigere rispetto.


Un incontro davvero molto toccante…e profondo! Grazie Raina e grazie ragazzi!

Un bel firmadiari e un applauso per tutti voi!

NON POSSO CHE FARVI I MIEI PIU’ SINCERI COMPLIMENTI!!!

BRAVISSIMI RAGAZZI!

La prof

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IA: Incontri…in libreria : Raina Telgemeier e Davide Morosinotto ;)

 

Riprendiamo, come ormai è tradizione, gli incontri…in libreria 😉

Chi ci segue, sa che da anni organizziamo fantastici incontri con gli autori e i. personaggi dei libri che noi leggiamo 😉 Gli incontri si svolgono nella nostra classe, adibita in realtà a libreria, con tanto di ragazzo presentatore e pubblico curioso 😉

QUI I TANTISSIMI INCONTRI CON GLI AUTORI E GLI INCONTRI IN LIBRERIA

FATTI NEGLI ANNI PASSATI 😉

  1. Il ragazzo/la ragazza che presenta il libro può decidere se impersonare a propria scelta l’autore del libro o uno dei personaggi che più lo ha affascinato. Di entrambi vestirà letteralmente i panni e lo impersonerà per tutta la durata dell’incontro, in un gioco di mimesi totale! Mai dovrà parlare di sé, ma dovrà mantenere la “maschera” dello scrittore o del personaggio, parlando in prima persona, cercando il più possibile di entrare nell’ottica dell’autore o del protagonista. Nel caso in cui impersonerà l’autore, il ragazzo/la ragazza inizierà parlando del suo romanzo, del perché lo abbia scritto, del perché abbia scelto certi caratteri, quale messaggio ha voluto dare, da cosa ha preso spunto per scrivere. Se invece si impersona un personaggio, si racconterà la propria storia, i momenti più difficili vissuti tra le pagine, si commenteranno le scelte dello scrittore riguardo alla propria storia e ai colpi di scena. In questo modo, il ragazzo/la ragazza che presenta il libro è portato a entrare DENTRO LA STORIA, IN PRIMA PERSONA. Si dovranno inoltre scegliere alcuni passi del libro da far leggere al lettore, se si vuole anche con un sottofondo musicale, come nei reading in libreria. Se si vuole, si possono scegliere anche canzoni, serie televisive, eventi reali con i quali fare CONNESSIONI: un passo del libro ricorda una canzone/un episodio televisivo/ un fatto di cronaca? Si potrà proiettarlo alla LIM e commentarlo davanti al pubblico. Infine si possono portare anche OGGETTI SIMBOLICI della storia, che possa aiutare il pubblico a …visualizzare meglio la storia;
  2. il libraio dovrà accogliere l’autore/personaggio, dare il benvenuto, fare in modo che l’incontro abbia un buon ritmo, improvvisando domande, sia personali che sul libro o sui passi letti. Inoltre, sarà cura  del libraio dare la parola al pubblico, passare il microfono, mantenere viva l’attenzione del pubblico;
  3. il pubblico deve ovviamente ascoltare in modo attento l’autore/personaggio, porre domande pertinenti che facciano capire alcuni aspetti del romanzo, senza ovviamente chiedere lo spoiler sul finale 😉
  4. un ragazzo, infine, farà la locandina, se si vuole, ispirandosi alla copertina reale del libro.

Il tutto finirà con un bel firmadiari da parte dell’autore/personaggio e un bell’applauso!

I primi testi ad essere presentati saranno Sorelle, di Raina Telgemeier e La più grande, di Davide Morosinotto

A presto col resoconto!

La prof

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IIIA: Quale Gibilterra?_Percorso di scrittura e conoscenza di sé_1.Verso la scuola superiore

Ho sempre creduto nel forte potere generativo delle discussioni improvvisate e nelle riflessioni a caldo che spesso si sviluppano in classe. Nessuna lezione strutturata è altrettanto feconda e proficua della connessione spontanea  con la propria vita fatta nella più completa libertà. E questo percorso ne è la prova (ennesima).

Percorso e titolo nascono da due/tre bellissime discussioni avute in classe a conclusione della lettura e del commento attualizzato del XXVI canto dell’Inferno. Ho chiesto ai ragazzi: “Ma perché Dio ha punito Ulisse? Verrebbe da pensare che superare dei limiti sia negativo, che la conoscenza sia infernale, che Dio voglia un immobilismo animalesco. Che ne pensate? Cosa è Gibilterra?”.
Riassumere qui due, tre ore di risposte, analisi, dibattiti sarebbe arduo ed ingiusto rispetto alla profondità di alcuni interventi. Trascriverò solo alcune tracce, complete di argomentazioni, confutazioni, possibili letture:

sfida a Dio, ai limiti da Lui imposti – Gibilterra potrebbe essere Dio – ma perché Dio impone dei limiti? – per dare la libertà o controllare?- la libertà necessita di limiti? – quali?

superbia e atto di onniscienza – Gibilterra potrebbe essere la conoscenza data, raggiungibile– Ulisse vuole conoscere troppo- Chi stabilisce cosa è troppo? – quando troppo è male? – la conoscenza può essere un male? – Ulisse non accetta la sua limitatezza nel conoscere

mancanza di rispetto verso la vita, propria e degli altri- Gibilterra potrebbe essere la vita – Ulisse viene punito perché provoca il male dei compagni, pur sapendo – Non ha rispetto per la vita

limite della ragione umana – Gibilterra potrebbe essere il limite della nostra comprensione e della nostra umanità, la coscienza della nostra fragilità – Ulisse non accetta la naturalità dell’essere creatura, come diceva San Francesco.

Moltissimi sono stati gli argomenti citati a lezione: clonazione umana, eutanasia, eugenetica, aborto, accettazione dei limiti della convivenza civile, diritti e doveri umani e della Costituzione, rispetto della vita umana, coscienza dei propri limiti umani e caratteriali.

Dal momento che io stessa per prima mi sono resa conto che il volo oltre Gibilterra necessitava di essere ben radicato per non esser folle, ho deciso…di arrivare alla Gibilterra di molte scelte della vita e chiedermi, insieme ai ragazzi, se valesse la pena o no superarla: quale è la nostra Gibilterra, quando siamo pronti a superarla, quando invece è bene fermarci prima? Il tutto cercando di dare quanti più strumenti ai ragazzi per poter decidere arrivati tra Ceuta e Sivilla.

Didatticamente questo percorso sarà strutturato in modo tale da dare ai ragazzi gli strumenti per scrivere testi espositivi, riflessivi e argomentativi.

Allora, mano ai remi e avviamoci verso Gibilterra,

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Il primo percorso parte dalla vita attuale dei ragazzi che si apprestano alla scelta della scuola superiore, che equivale alla presa di coscienza dei propri limiti e talenti. Leggeremo:

  • Severgnini, Italiani di domani;
  • Savater, Etica per un figlio;
  • Pennac, Diario di scuola;
  • De Luca, I pesci non chiudono gli occhi;
  • Agassi, Open (libro di antologia e fotocopie).

Guidando i ragazzi, proveranno a compilare la prima mappa riflessiva:

Didatticamente seguiremo queste linee ( post 1; post 2).

Stay tuned.

la prof

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IA: Cos’è la poesia e…come ci legge_La creazione di immagini e il linguaggio figurato della poesia.

Avviata la scrittura personale (attività AUTORI-TRATTI), siamo passati a prendere coscienza della potenza evocativa della poesia, del suo linguaggio così denso e carico di emozioni e di figure.

  1. Ho letto loro questa poesia di T. Klingsor, per tre volte, chiedendogli, come sempre, di tenere gli occhi chiusi:

Riflesso di luna, di T. Klingsor

Gli alberi del giardino

si stagliano nell’aria lieve della sera

come se fossero dipinti

sopra una seta fina;

il bell’uccello grigio che si dondola

sul ramo di un pesco fiorito

si guarda bene dal turbare il silenzio

foss’anche con un grido soltanto;

tutto è in sonno,

e la luna che si specchia nell’acqua del lago

è come esile barca

in mezzo a un prato illuminato di oro.

2) Al termine della lettura, ho chiesto loro, al solito, di dirmi cosa avessero visualizzato durante la lettura: NON cosa avessero capito o cosa dicessero i versi, ma cosa avessero visualizzato “dietro le palpebre”, come dico spesso, senza curarsi della logicità della visione. Le risposte più ricorrenti sono state:

  • una barca in mezzo al lago
  • luna con il volto
  • un’altalena
  • fucile
  • un cielo rosa
  • un cielo viola
  • giardino contornato da un muro

3) Senza dargli la possibilità di confrontarsi col testo scritto e quindi di leggere loro la poesia, ho chiesto di disegnare la loro visione (per rincuorarli sulla “stramberia” delle loro immagini, ho mostrato alcuni quadri surrealisti e allora, confortati, hanno cominciato a disegnare liberamente ☺️ ). Ecco alcuni disegni:

4) Solo a questo punto, ho dato loro il testo scritto. Lo abbiamo riletto insieme e abbiamo verificato QUANTO DELLE LORO VISIONI FOSSE STATO SUGGERITO DALLA POESIA E QUANTO INVECE NON VI FOSSE SCRITTO. I ragazzi si sono accorti che nelle loro visioni erano MOLTI GLI ASPETTI “AGGIUNTI” RISPETTO AL TESTO.  Quindi abbiamo provato a capire insieme  DA DOVE VENISSERO QUESTI ELEMENTI AGGIUNTIVI. Qui una sintesi del nostro pensare insieme:

ELEMENTI AGGIUNTI ORIGINE?
cielo viola

cielo rosa

altalena

fucile

luna con il volto

barca in mezzo al lago

giardino con un muro

cielo sereno

immagine estratta da un ricordo personale

immagine di cui l’alunno non sa indicare l’origine

immagine suggerita dal verbo “dondola

immagine suggerita dalla similitudine “proiettili

immagine suggerita dal verbo “si specchia

immagine suggerita dalla similitudine con la falce di luna

immagine di cui l’alunno non sa indicare l’origine

immagine suggerita dal mood di serenità

5) A questo punto ho chiesto loro “Perché è accaduto tutto questo?”. I ragazzi hanno capito che alcune parole della poesia, le pause dei versi, il ritmo, il mood della poesia avevano RIEVOCATO loro delle immagini personali, dei ricordi, delle immagini seconde, o addirittura delle immagini inconsce, che loro evidentemente posseggono, ma di cui ignorano l’origine.

E’ stato quindi facile concludere che la POESIA E’ CREAZIONE (poiein, per dirla in modo figo 😁 ), che la forza della poesia è quella di E-VOCARE immagini, sensazioni, ricordi più o meno consapevoli nel lettore, creando, come i pittori surrealisti, dei mondi che ESISTONO SOLO IN NOI, intimi, personali, a volte imperscrutabili.

6)Ho quindi chiesto loro di sottolineare sul testo il verso che più risuonava in loro e di riportarlo all’interno del disegno, in modo da creare ulteriori suggestioni dall’accostamento disegno-testo (mostrando loro anche alcuni esempi di poesia grafica):

I ragazzi ne sono stati entusiasti (e la prof ancora di più) e qualcuno ha detto: “Prof, mi è venuta una storia in mente” (Ah, musica per le mie orecchie…😍).

7) A questo punto era da fare un ulteriore passo: quella dell’emersione fluente del vissuto personale. Abbiamo fatto un esercizio di scrittura magmatica: “Ricordo bene quel luogo silenzioso, era…” e i ragazzi hanno scritto per 5′.

8) Chi voleva, ha letto al resto della classe, quanto era emerso dalla sollecitazione. Testi molto ricchi di immagini, emozioni, dati, sensazioni.

9) E infine: partendo da quanto emerso dalla scrittura magmatica, ho chiesto di modellare quel ricordo sul testo di Klingsor, di cui abbiamo analizzato insieme la voce.

10) A presto coi testi dei ragazzi (che si preannunciano bellissimi, cum magno magistrae gaudio ! 😍).

La prof

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IIIA: Foscolo, Tamaro e Cappello per parlare dei nostri ricordi.

Torniamo a parlare di Foscolo , e con lui di persone che la Storia catapulta altrove (vedremo in seguito anche questo aspetto) e di persone che nutrono una profonda nostalgia per la vita e le persone che non sono più (QUI altre attività su Foscolo).

“A Zacinto”, più che una poesia alla sua terra, è una rievocazione dolente del mondo che ha abbandonato, delle persone che lo abitavano e che mai più rivedrà.

Vediamo allora cosa può dirci “A Zacinto” oggi, come può essere un modo per parlare di noi.

Facciamoci aiutare da due personaggio immensi, Susanna Tamaro e Pierluigi Cappello:

Qui di seguito l’attività che faremo (LINK AL FILE: FOSCOLO TAMARO CAPPELLO )

La prof

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Accoglienza IIIA: I miei sogni_R. Stevenson e R. Gonsalves

Si avvia l’ultimo anno, quello dei progetti e dei voli sognati e desiderati.
Partiremo per questo dalla lettura di alcune poesie dell’immaginifico Stevenson:

Sono poesie che narrano di sogni, desideri del “bambino” Stevenson, che parla di quello che vorrebbe fare da grande con la sua Leerie (Il lampionaio), dei suoi sogni ad occhi aperti (La Terra del copriletto), della sua fantasia irrefrenabile e creativa (Il mio letto è una nave).

ATTIVITA‘:
1) Analizzeremo insieme le poesie, alla luce di quello svolto negli anni ma anche delle sollecitazioni dei ragazzi e appunteremo idee e semi di scrittura;

2) Confronteremo queste poesie col realismo magico di Rob Gonsalves, pittore metaforico che molto ha in comune con le poesie di Stevenson. Guardiamo infatti questi quadri, ad esempio:



Cosa notiamo in questi quadri? La realtà rappresentata è fissa o cambia, scorre sulla tela? Perché? Cosa rappresenta il pittore? In che modo trasforma la realtà?

ATTIVITA’: In base alle sollecitazioni emerse dalla lettura delle poesie e dai ricordi personali, i ragazzi saranno chiamati a scrivere prima una poesia su modello (dettagli da inserire) e in seguito una scrittura personale su uno dei quadri di Gonsalves più evocativo per loro. (dettagli da inserire).

A presto con le attività svolte e i testi dei ragazzi.
La prof

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