IIIA: BOOKS NO BULLIES: Matilda di Dahl: La Signorina Dolcemiele_L’importanza del con-fidarsi e del credere nei propri talenti

Books, no bullies

Proseguiamo con l’analisi deli libro di Matilda, in modo trasversale rispetto a quello che leggiamo e viviamo nella realtà.

Dopo aver ragionato intorno ai genitori di Matilda, al loro linguaggio violento, vediamo ora il personaggio delicato e particolare di Dolcemiele.

Come si vede dai brani desunti dal romanzo, lei e Matilda sono una coppia di “mutuo aiuto”: l’una aiuta l’altra. Matilda si confida con Dolcemiele, dicendole di essere lei l’artefice degli scherzi, Dolcemiele confesserà la sua storia a Matilda e troverà, grazie a lei, la forza di compiere l’ultimo atto di una ribellione lasciata a metà.

Riflettiamo, troviamo nel romanzo cosa ci può INTERROGARE OGGI. Chiediamoci:

  • perché Dolcemiele non ha reagito subito? Cosa l’ha frenata?
  • perché non era riuscita a trovare prima il coraggio per ribellarsi alla zia despota? Perché ora Matilda, una bombetta, le dà la forza di reagire?

Noterete che in entrambi i casi, sia di Dolcemiele che di Matilda, l’evoluzione del personaggio avviene INSIEME, non in solitudine. Dolcemiele mai sarebbe riuscita a scrollarsi di dosso la sua paura se non avesse trovato QUALCUNO CHE CREDEVA IN LEI, QUALCUNO CON CUI LOTTARE INSIEME, QUALCUNO CHE NON LA FACESSE SENTIRE SOLA, MA AMATA E AMABILE. Matilda, dal canto suo, se non avesse avuto Dolcemiele che credeva in lei, sarebbe stata probabilmente sospesa a scuola.

Entrambe si sostengono, hanno fiducia l’una dell’altra: tra loro c’è il PATTO, IL FOEDUS.

E’ facile avere fiducia?

[giochi e schede]

Riflettiamo: cosa ho provato ad essere guidato dall’altro? E’ stato semplice fidarsi? Perché? Penso di aver guidato bene? Penso di essermi lasciato guidare bene?Quali qualità ho scoperto di avere?

Riflettiamo ancora, con questo corto celeberrimo che amo far vedere di tanto in tanto:

….e senza dir niente…ascoltiamo ancora la sua testimonianza (potete cercarne altre su YouTube):

Ma di esempi di fiducia, con-fidenza, autostima ce ne son tanti. Vi suggerisco di guardare questi:


Confidiamoci: cosa hai provato guardando questi video? Cosa contraddistingue queste persone? Come hanno reagito, secondo te, alle loro difficoltà? Su cosa o chi pensi che abbiano fatto leva nei momenti di difficoltà? Chi è stato a loro fianco? 

Avrai notato che tutte queste storie, difficili, che sembravano quasi senza vie di uscita, hanno un comune denominatore: la vicinanza di qualcuno. Che fosse il proprietario del Circo della Farfalla, i genitori e la moglie di Nik, i genitori di Bebe, la mamma di Simona Atzori e la sua maestra di danza. Queste persone hanno permesso di trovare in sé stessi i lati positivi.

E tu? Quali sono i tuoi lati positivi? Davvero credi di non averli? 

[attività e scatola d’ascolto]

Leggiamo queste poesie e poi facciamone un ricalco, in base a quanto avrai capito:

Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che il dolore e la sofferenza emotiva
servivano a ricordarmi che stavo vivendo in contrasto con i miei valori.
Oggi so che questa si chiama autenticità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho capito quanto fosse offensivo voler imporre a qualcun altro i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama rispetto.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di desiderare una vita diversa
e ho compreso che le sfide che stavo affrontando erano un invito a migliorarmi.
Oggi so che questa si chiama maturità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho capito che in ogni circostanza ero al posto giusto e al momento giusto
e che tutto ciò che mi accadeva aveva un preciso significato.
Da allora ho imparato ad essere sereno.
Oggi so che questa si chiama fiducia in sé stessi.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
non ho più rinunciato al mio tempo libero
e ho smesso di fantasticare troppo su grandiosi progetti futuri.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e felicità,
ciò che mi appassiona e mi rende allegro, e lo faccio a modo mio, rispettando i miei tempi.
Oggi so che questa si chiama semplicità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono liberato di tutto ciò che metteva a rischio la mia salute: cibi, persone, oggetti, situazioni
e qualsiasi cosa che mi trascinasse verso il basso allontanandomi da me stesso.
All’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma
oggi so che questo si chiama amor proprio.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di voler avere sempre ragione.
E cosi facendo ho commesso meno errori.
Oggi so che questa si chiama umiltà.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono rifiutato di continuare a vivere nel passato
o di preoccuparmi del futuro.
Oggi ho imparato a vivere nel momento presente, l’unico istante che davvero conta.
Oggi so che questo si chiama benessere.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che il mio pensiero può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore,
l’intelletto è diventato il mio migliore alleato.
Oggi so che questa si chiama saggezza.
Non dobbiamo temere i contrasti, i conflitti e
i problemi che abbiamo con noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi.
Oggi so che questa si chiama vita.

(Kim McMillan)

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

(Martha Medeiros)

A presto, con le riflessioni e i testi dei ragazzi.

La prof

 

Informazioni su Cristina Galizia

Docente di lettere nella Scuola secondaria di I grado IC San Vito Romano (Rm)
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